I 7 dubbi sull’Italiano che Confondono Persino i Professori Universitari!

In questa lezione tratteremo di alcuni errori piuttosto irritanti e anche abbastanza comuni sia tra gli studenti stranieri, che gli Italiani madrelingua, ma che potrebbero essere evitati facilmente.

 I 7 Dubbi più comuni e fastidiosi per chi studia l’Italiano

Iniziamo, come si dice:

TERRORISTA o TERRORISTICO?

Occorre subito dire che terrorista e terroristico sono aggettivi che si riferiscono, in particolare, a chi pratica il terrore come strumento di azione politica, tuttavia vi è una differenza:

terrorista: come aggettivo significa ‘animato da intenzioni terroristiche’, ‘dedito ad azioni terroristiche’, ‘pervaso di una ideologia terroristica’, tutte cose che si possono dire di un terrorista, cioè di una persona.

Esempi:  “gruppo terrorista“, “donna terrorista“, “bambino terrorista

terroristico: è un aggettivo che si riferisce, non solo ad un essere umano ma a all’intera realtà del terrorismo.

Esempi:  “covo terroristico“, “atto terroristico“, “emergenza terroristica“, “clima terroristico

Proseguendo, si dice:

IMPARARE o INSEGNARE?

insegnare: significa “far apprendere, comunicare il sapere, guidare all’apprendimento attraverso metodi didattici”.
Quindi è di solito il maestro o la maestra, professore o la professoressa che insegnano.

Esempio: “io insegno Italiano

imparare: significa “acquisire conoscenze o capacità con lo studio o l’esercizio”, pertanto sono gli studenti, che imparano,
o, in generale ogni persona a cui viene insegnato qualcosa.

ATTENZIONE: NON si può dire: “Ho imparato a mio figlio ad andare in bici!”, ma:

Ho insegnato a mio figlio ad andare in bici” oppure

Mio figlio ha imparato ad andare in bici”.

DISSUADERE o PERSUADERE?

dissuadére (non dissuàdere): significa “distogliere qualcuno da un proposito; convincerlo a non fare qualcosa”.

Esempio: “Per fortuna mio fratello mi ha dissuaso dal prendere l’autobus questa mattina! C’era lo sciopero dei mezzi”.

persuadere: significa “convincere, indurre qualcuno a credere, a fare, a dire qualcosa”. Quindi è l’opposto del precedente!
Esempio: “Avrebbe voluto portare sua moglie in vacanza negli Stati Uniti, ma non riusciva a persuaderla perché lei aveva paura dell’aereo”.

DESTRO, DESTRIMANO o DESTRORSO?

mancino: persona che usa la mano sinistra più abitualmente della destra.

Vediamo ora come si definisce una persona che usa la destra:

la forma che sembra essere più radicata nella coscienza linguistica dei parlanti, sin dall’800, è destrorso, anche se ci sono alcune marche di penne che usano il termine destrimano (o destrimane).  Destro, invece, non è molto comune!

BELGI o BELGHI?

Belga: questo termine al singolare indica sia un uomo che una donna.

Esempi: “un ragazzo belga”, “una ragazza belga”.

Belgi: è la forma plurale, forse derivante dal francese Belges, che non segue la regola della formazione del plurale delle parole che terminano in -ca e -ga (-che e -ghe al plurale). Il femminile è Belghe 

Esempio: “Ho parlato con due uomini belgi e mi hanno suggerito di provare le loro patatine fritte

AVVOCATA o AVVOCATESSA? / SINDACA o SINDACHESSA?

avvocata: non è di uso comune in riferimento a donna che eserciti l’avvocatura (tranne in qualche caso ironico), però, solo al singolare, è usata come attributo della Madonna o di sante, con il significato di “protettrice”.

avvocatessa: è usata per indicare, senza particolari connotazioni di registro, sia la donna che eserciti l’avvocatura sia, con una sfumatura scherzosa, una donna dalla parlantina sciolta, risoluta nel sostenere le ragioni proprie o altrui.

Per quanto riguarda, invece, il femminile di sindaco:

sindaca: è la forma preferita rispetto a sindachessa, in quanto per i nuovi ruoli sociali svolti della donna al giorno d’oggi è preferibile utilizzare il suffisso -a per i sostantivi che terminano per -o (ministro-ministra), oppure anteponendo l’articolo determinativo LA davanti ai sostantivi che terminano in -e (la giudice)

PORTAFOGLI o PORTAFOGLIO?

portafogli:  è la forma originale invariabile, in quanto composto (porta + fogli), come: portapenne, portaombrelli, portamonete. Tuttavia il legame con la funzionalità di “portare fogli” si è indebolito, lasciando spazio alla definizione di un oggetto al singolare che necessitava di una forma plurale, ovvero: portafoglio (al singolare), portafogli (al plurale). Quindi in caso fossimo vittima di borseggio diremo:

Esempio: “Mi hanno rubato il portafoglio!

Ah, a proposito di furti e borseggi, non perdetevi il video che abbiamo realizzato sul vocabolario della legge e della criminalità in Italiano. Siamo sicuri che vi sarà molto utile ed è anche molto interessante!

E non dimenticare che usando il codice coupon LearnAmico avrai il 20% di sconto sul nostro corso Italiano in Contesto e il 10% su tutti prodotti LearnAmo Collection!

Un pensiero su “I 7 dubbi sull’Italiano che Confondono Persino i Professori Universitari!”

  1. Salve, mi sono imbattuto casualmente nel vostro sito e, occupandomi anche io di lingua, l’ho trovato (da collega) sinceramente ben fatto e, nel complesso, funzionale allo scopo. Ho un solo appunto da rivolgere alla giovane e graziosa docente e, se ricordo bene, anche al proprietario di una voce fuori campo che ho sentito: perché non fate un breve corso di dizione, al limite anche da soli, già che ne avete gli strumenti? Senza cadere nell’ostentazione toscaneggiante di acune pronunce da filodrammatica amatoriale, va fatto notare che certe vocali le sbagliate tutte in modo (scusate la franchezza) grossolano. Posso ingannarmi, ma secondo me il tipo di errori denota nei parlanti un’origine pugliese. In particolare, penso che dovreste lavorare sulla vocale “o”. Non si può sentire “pói” o “paróla” e altri regionalismi del genere in chi (peraltro con passione e competenza) si dedica all’insegnamento dell’italiano. Fate un piccolo sforzo e vedrete che vi correggerete in un tempo brevissimo. Auguri!

Rispondi a Carlo GiacobbeAnnulla risposta