Impara le Espressioni Regionali italiane Usate (quasi) in TUTTA Italia!

Ma come si parla nelle varie regioni italiane? Ecco, di questo parleremo in questa lezione! A seconda di dove vi troviate in Italia, potrebbe capitarvi di sentire espressioni particolari, mai viste prima. È normale, perché ogni regione ha i suoi propri modi di dire peculiari, usati più spesso lì ma conosciuti in tutta Italia. Questi sono affascinanti perché sono influenzati dal dialetto locale o comunque dalla storia e dalla cultura delle varie regioni. Vedremo i più comuni e famosi!

Espressioni Italiane Popolari per Regione

1. LAZIO

Daje

Non è altro che la versione romana dell’esclamazione italiana “Dai”, ma ha anche più usi e significati di questa!

Ormai sta conquistando l’Italia… e il mondo! All’inizio gli stranieri non la comprendono, ma poi ce la invidiano!

Perché? Perché, come dicevo, sta bene ovunque, come il prezzemolo:

  • può mettere fretta (Daje! S’è fatta ‘na certa!)
  • può esprimere consenso e dare conferma (Mangiamo pollo stasera? Daje.)
  • può incoraggiare (Daje! Vai e spacca tutto!)
  • può esprimere chiusura (Daje. Ce l’abbiamo fatta a finire il progetto. Adesso possiamo riposarci)
  • può esprimere gioia, felicità (Daje! La Roma ha vinto ancora!)
  • può esprimere sorpresa o fastidio (Daje! Che figo il tuo nuovo appartamento! / Daje! Non impari mai tu! Hai sbagliato ancora!)
  • soprattutto tra i giovani, è usata anche come saluto (Daje, zio! Se beccamo!)

Cercà Maria pe’ Roma

Notate le abbreviazioni nell’espressione, queste sono tipiche del dialetto.

Questo modo di dire è utilizzato quando la ricerca di qualcosa o qualcuno è davvero complicata, per non dire impossibile.

È un sinonimo dell’espressione italiana “Cercare un ago in un pagliaio”

2. TOSCANA

Mi garba parecchio” / “Non mi garba per nulla

Il verbo “garbare” è tipico della regione toscana, usato semplicemente come equivalente del verbo italiano “piacere”, sia in riferimento a cose che a persone.

Piccola curiosità: sapete perché si dice così?

Viene dal nome di una vecchia via fiorentina: via del Garbo (oggi via Condotta). Qui si concentravano le botteghe degli artigiani che producevano i più eleganti e costosi panni di lana, apprezzati e venduti in tutta Europa.

Questi artigiani utilizzavano, per le loro produzioni, una lana pregiata proveniente dal Sultanato arabo di Garbo (nell’Africa Settentrionale), da cui il nome della via.

3. EMILIA ROMAGNA

Valà! / Ma va là!

Si tratta di un’espressione tipica romagnola, ma diffusa in tutta l’Italia del nord. Difficile trovare un equivalente in altre lingue, perché ha tantissimi significati:

  • usata come “figurati!” a chi ringrazia, come per dire “non ti preoccupare assolutamente” (Valà! Non è niente, non preoccuparti!)
  • per esprimere scetticismo e incredulità (Ma va là! Non ci credo!)
  • prima di fare una cosa che non si vuole fare ma che tocca (Valà, facciamo anche questa…)
  • per sottintendere qualcosa (Valà, valà… Hai capito cosa intendo!)

Sorbole! (letto “Sciorbole”)

Esclamazione tipica di Bologna che esprime stupore per qualcosa che si è visto/sentito. Ma viene anche usata come intercalare o come rafforzativo nella conversazione.

Ma da dove viene “sorbole”?

Molto probabilmente, deriva dal nome di un frutto della campagna romagnola (ormai quasi introvabile), la sorba.

Forse proprio perché è quasi introvabile, quando lo si trova si è tanto stupiti da esclamare di gioia… Forse…

4. CAMPANIA

Aumm aumm

Riferito a qualcosa, significa “losco”, che deve rimanere segreto perché non proprio onesto e trasparente.

È infatti l’onomatopea per indicare la chiusura della bocca.

Può fare riferimento anche a qualcosa che viene fatto ai danni di una terza persona o ai danni delle istituzioni, perciò un po’ illegale.

Però le parole non sono sufficienti, perché devono essere accompagnate dai giusti gesti *gesticolare*

Jamme bell, jà!

Modo di dire napoletano molto conosciuto e popolare nel resto d’Italia: è un’esclamazione di esortazione, per mettere fretta. Sì, proprio come “Dai!”.

“Jamme” è l’imperativo di “andare” in dialetto napoletano (sarebbe un “Andiamo!”).

E “Jà” è la sua versione abbreviata.

Come a dire “Andiamo bello, dai!”.

5. SICILIA

Amunì

Espressione nata a Palermo ma conosciuta in tutta la regione (e anche fuori).

Indovinate un po’… Anche questa è utilizzata come esortazione (Andiamo!), proprio come quella napoletana appena vista… Andiamo sempre di fretta noi italiani… Insomma, un incoraggiamento a darsi una mossa o a prendere una decisione. Esiste anche la variante “Amunìnni”.

6. SARDEGNA

Eja

Una delle parole più usate in Sardegna, significa semplicemente “sì”.

Ajò

In sardo, si usa sia per salutare (come “Ciao”), sia per esortare, proprio come l’ormai famoso “Dai!”.

7. PUGLIA

“Attento ancora cadi”

Questo “ancora” chiaramente non è l’ “ancora” dell’italiano standard, ma è molto peculiare e si trova, con questo significato, solo nel dialetto pugliese.

Viene utilizzato al posto del congiuntivo: sta a significare “nel caso in cui”, “se mai”, “non vorrei che”.

Attento, non vorrei che cadessi

Attento, nel caso in cui dovessi cadere

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Mannaggia

La parola mannaggia è in realtà usata quasi ovunque nel sud Italia e sta diventando sempre più comune anche nel nord, ma a quanto pare è più popolare in Puglia e Basilicata.

Vienedal napoletano mal nʼaggia (cioè “male ne abbia”), originariamente usata quindi come insulto e maledizione.

Oggi, però, ha perso questo significato forte e negativo ed è usata soprattutto per esprimere ira,  delusione o tristezza.

8. LOMBARDIA

Che sbatti!

Deriva dalla forma più lunga “Che sbattimento!”.

È molto comune tra i giovani e viene utilizzata quando non si ha voglia di fare qualcosa, per sottolineare la rabbia, il fastidio, la frustrazione di doverlo fare.

9. PIEMONTE

Neh

Si tratta di una particella usata alla fine di una frase, che corrisponde un po’ al “vero?” usato in italiano.

Conferisce maggiore certezza all’affermazione appena espressa e in un certo senso chiede anche l’approvazione dell’interlocutore.

(Oggi è proprio una bella giornata, possiamo andare a fare un’escursione, neh?)

10. LIGURIA

Anda a fase na vasca” 

Espressione che equivale ad “Andare a fare due passi / fare un giro”, camminare senza uno scopo particolare.

Questa espressione non sorprende, perché in italiano esiste proprio “fare le vasche”, che significa “andare su e giù per uno stesso luogo, di solito un viale”, in riferimento soprattutto al passeggio serale giovanile nella via principale delle città / nella piazza.

11. VENETO

Veccio, reffite!” 

Significa “Vecchio, svegliati!”.

Il verbo è “reffarsi”, verbo dialettale che significa proprio “svegliarsi, comportarsi in modo intelligente.

Molto comune tra i giovani.

12. CALABRIA

Gabbu” 

Indica il fatto di prendere in giro, schernire qualcuno, in particolare una persona sciocca e debole. È usata per esempio in proverbi come Cu’ faci ‘u gabbu a l’autri, ‘u soi prestu ‘nci veni, cioè, tradotto in italiano standard “Chi prende a gabbo (in giro) gli altri, presto verrà gabbato (preso in giro) a sua volta”.

E non pensate che questa parola possiate trovarla solo in Calabria!

No…

Infatti, nell’italiano standard esiste il verbo “gabbare”, che significa “imbrogliare, raggirare, truffare”.

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