Qual è il vostro desiderio più grande? Forse comprare una casa, diventare famosi, incontrare l’anima gemella, avere più amici… Ci sta… ovviamente! Ma se la risposta è “suonare come un madrelingua quando parlo italiano”, allora questo è il video che fa per voi! Infatti, vi presenterò delle espressioni molto comuni nel gergo quotidiano, soprattutto tra i più giovani! Si tratta perlopiù di intercalari e di esclamazioni che vengono utilizzate in contesti informali per dare voce alla propria sorpresa, indignazione, sconcerto, ecc.
Espressioni comuni nel gergo quotidiano
Ecco le espressioni colloquiali italiane più usate dai madrelingua:
- Ceh boh…
Si utilizza per esprimere: incertezza, quando non siamo sicuri di qualcosa; incredulità, quando siamo senza parole e non riusciamo a credere a qualcosa; disprezzo, per qualcosa che non ci piace.
Esempi:
Vorrei trasferirmi all’estero, ma ho paura di non riuscire a trovare un lavoro… Ceh boh… Con il tipo di laurea che ho, chi mi assumerebbe fuori dall’Italia?
Ho aiutato Stefania a superare l’esame e non mi ha neanche detto un “grazie”… Ceh boh… Non le farò più un favore! Almeno un po’ di riconoscenza…
Sei rimasto seduto al tuo posto sull’autobus nonostante quella vecchietta ti avesse chiesto di cederle il posto. Ceh boh… So che anche tu sei stanco, ma te lo ha persino chiesto…
- Ma che veramente?
Esprime sorpresa, sia in senso positivo sia in senso negativo. Nel primo caso può esprimere meraviglia per qualcosa che non ci aspettiamo e a cui non riusciamo a credere; nel secondo caso, esprime sbigottimento e incredulità quando ci troviamo davanti ad una situazione che ci prende alla sprovvista ma che non ci piace o che non accettiamo.
Esempi:
Ma che veramente? Hai comprato i biglietti per il concerto? Ma che figata!
Hai raccontato il mio segreto a Marco? Ma che veramente? Cioè non ci si può fidare proprio di te!
- No vabbè adoro!
Esprime entusiasmo, sorpresa, contentezza, felicità per qualcosa. È accompagnato da toni entusiastici e allegri.
Esempi:
Vi sposate tra un anno? No vabbè adoro! E avete già scelto il posto in cui volete celebrare il matrimonio?
Ad Amsterdam? No vabbè adoro! Ho sempre voluto visitare quella città!
- Che vuoi, una foto?
Esprime fastidio quando qualcuno ci guarda con insistenza, ci fissa, facendoci sentire a disagio. Non è un modo educato e gentile di esprimersi, ovviamente, perché sottolinea tutto il fastidio e l’insofferenza che questa situazione provoca in noi.
Esempi:
Scusa, che vuoi, una foto? No perché mi fissi da un’ora e non mi sembra di conoscerti…
- Dai, poi vediamo… / Poi vediamo, dai…
Espressione usata per mantenersi vaghi quando si vuole evitare di dare una risposta certa e precisa. La si usa come risposta a una domanda scomoda, alla quale preferiamo non rispondere per non offendere o rattristare l’interlocutore, e quindi preferiamo rimandare a un secondo momento la questione.
Esempi:
Ah state organizzando una vacanza? Ah grazie per avermi invitata! Eh… Poi vediamo dai… Devo valutare un po’ di cose e vi faccio sapere!
Se puoi lavorare per noi? Non so ora… È possibile, devo parlare con qualcuno… Dai, poi vediamo…
- No vabbè…
Indica che si è delusi, sconvolti, ma anche un po’ arrabbiati; non si sa cosa dire perché quello che si vede o si sente sembra assurdo, senza senso o poco realistico.
Esempi:
No vabbè… Vuoi andare al funerale con questo vestito rosso? Ma ti sembra normale?
Ah quindi non avevi studiato nulla ma pretendevi di superare l’esame? No vabbè… Tu non sai cosa sia il sacrificio!
- Stammi bene!
Si tratta di una formula di congedo molto molto usata dagli italiani al termine di una conversazione. Con questa espressione, facciamo capire all’altra persona che ci sta a cuore e che ci interessiamo alla sua salute.
Esempi:
Ciao Sara! Mi ha fatto molto piacere rivederti dopo così tanto tempo. Adesso però ci teniamo in contatto eh! Stammi bene!
Tuttavia, può essere adoperata anche in senso ironico o sarcastico: per esempio, dopo una discussione accesa, uno degli interlocutori può congedarsi con “Stammi bene”, intendendo: “Non hai capito nulla di ciò che volevo dire, quindi resta pure della tua idea”.
Ma hai sentito almeno quello che ho detto? Boh con te è come parlare al muro! Vuoi solo avere ragione tu e non ascolti mai cos’hanno da dire gli altri. Vabbè, stammi bene! Me ne vado, tanto non si può discutere con te!
- E niente…
Molto frequente nelle conversazioni quotidiane, questa ha principalmente due usi: come intercalare qua e là in un discorso che stiamo facendo quando vogliamo far capire al nostro interlocutore che non ci sono molti dettagli o che la cosa che stiamo raccontando è di poco conto. Ma la si usa anche alla fine di un discorso, per indicare all’interlocutore che abbiamo concluso, che lui può entrare nella conversazione perché non abbiamo altre cose da aggiungere.
Esempi:
La festa? No la festa è andata bene… Eravamo tutti mascherati… C’era un servizio di catering, il cibo era buono, tutto straniero: messicano, giapponese, thailandese! E niente… Ah poi c’erano ovviamente le bevande. Abbiamo ballato un po’… E niente… Dopo la mezzanotte sono tornata a casa.
Ha fatto un brutto incidente ed è morto sul colpo: era distratto perché stava parlando al telefono con la sua ragazza e lei voleva lasciarlo. Non ha fatto caso al semaforo rosso e così è passato, a grande velocità. Da destra arrivava un autobus, che non ha fatto in tempo a fermarsi prima. Così c’è stato lo scontro. E niente… […] Eh sì… Per i genitori è stato un duro colpo!
- Che c’è?
Anche questa è molto comune e la si usa principalmente in due contesti: per esprimere un po’ di stizza, di fastidio quando qualcuno ci disturba o ci chiama mentre stiamo facendo qualcosa o ci guarda in malo modo. Usata in questo modo, risulta sempre un po’ scortese, perciò la usiamo di solito con le persone con cui siamo in confidenza, nemmeno con i conoscenti, perché potremmo risultare sgarbati.
Esempi:
- Graziana!
- Che c’è? Sto lavorando!
Che c’è? Perché mi guardi così? Non potevo indossare qualcosa di più sobrio…
Oppure, la rivolgiamo a una persona che ci sembra triste o sovrappensiero, per accertarci che stia bene e chiederle quale sia il problema. In questo caso, non è scortese, ma è comunque informale.
Esempi:
Che c’è? Non ti vedevo così di cattivo umore da quando avevi quel lavoro che detestavi… È successo qualcosa?
Parlami, non tenerti tutto dentro… Che c’è? Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?
- Aspè!
Non è difficile capire questa espressione. È una forma abbreviata: più precisamente, la forma abbreviata di “Aspetta!”, l’imperativo del verbo aspettare. Si usa, appunto, quando vogliamo fermare qualcuno, sia perché sta camminando troppo velocemente e non riusciamo a stargli dietro fisicamente sia perché sta parlando troppo velocemente o di cose troppo complesse e non riusciamo a seguire il suo ragionamento. È ovviamente informale e da usare in contesti colloquiali.
Esempi:
No no no aspè! Non ho capito niente… Ricomincia da capo. Chi ha fregato chi? Luca? Ha fregato i suoi fratelli dopo la morte dei genitori? No vabbè….
Bene! Queste erano tutte le espressioni utilizzate nel gergo quotidiano dai madrelingua italiani. Vi sono piaciute? Adesso, se volete rilassarvi un po’, provate a fare il test sui gesti italiani!
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